Del 17/06/2019
L'esigenza di controllare i movimenti, le rotte e la collocazione finale dei rifiuti ha portato lo Stato a prevedere un nuovo registro di tracciabilità in sostituzione del SISTRI.
Uno strumento che, se abbinato a localizzatori gps, torna utile anche alle aziende del settore che necessitano di controllare le tratte percorse dai propri autisti al fine di ottimizzare i consumi e la spesa di carburante della flotta.
Lo Stato è impegnato, già da molti anni, a contrastare il traffico illecito dei rifiuti. Un business basato sul trasporto illegale della spazzatura le cui indagini hanno portato a galla l’esistenza di discariche abusive, di traffici transnazionali e di un volume d’affari superiore ai 43 milioni di euro.
La decisione annunciata dal Governo lo scorso febbraio giunge da esigenze diverse: contrastare l’eco-criminalità, individuare i percorsi della concorrenza sleale e poter consultare in tempo reale i dati di un registro, al fine di definire nuove misure politiche.
Un impegno dunque che coinvolge Stato e aziende del settore verso la definizione di soluzioni necessarie.
In origine il controllo del movimento dei rifiuti, dalla fase di raccolta alla fase di smaltimento o di riciclo, era legato a un sistema cartaceo caratterizzato da tre scritture ambientali: un formulario di identificazione dei rifiuti, un registro di carico e scarico e una denuncia annuale denominata MUD (Modello Unico Dichiarazione Ambientale).
Questa procedura nel 2006 è stata sostituita dal SISTRI, un nuovo sistema di tracciabilità previsto e introdotto con il D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006.
L'introduzione del SISTRI ha rivoluzionato il sistema di tracciabilità dei rifiuti consentendo a imprese e aziende di identificare e registrare per tipologia i rifiuti trattati (speciali, urbani, pericolosi e non pericolosi).
Con il nuovo sistema elettronico viene snellita la procedura di acquisizione dei dati che, svincolata dalla lunga procedura cartacea, rende immediata anche l’individuazione di politiche ambientali da attuare.
Nel 2018 lo Stato, con la Legge di Bilancio, annuncia un nuovo possibile cambiamento: un registro digitale capace di agevolare il controllo del movimento dei rifiuti nel rispetto di quanto previsto dall’art. 194 bis del Testo Unico Ambientale. Un sistema che resta però ancora in attesa di attuazione.
Cosa succede nel 2019? L’uso di SISTRI viene sospeso e viene annunciato un nuovo registro di tracciabilità.
Con la Legge dell’11 febbraio 2019, in recepimento del D. Lgs. 135/2018, lo Stato introduce un nuovo registro per la tracciabilità dei rifiuti.
Le caratteristiche e le modalità di utilizzo di questo sistema non sono state ancora chiarite; una cosa però è certa: da gennaio 2019 le aziende coinvolte nel trattamento dei rifiuti non devono più utilizzare SISTRI, bensì le vecchie scritture ambientali previste dal sistema cartaceo.
Il nuovo sistema sarà gestito direttamente dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e non più da società esterne.
Cambia anche il processo di iscrizione: a partire dal 2020 le imprese iscritte dovranno versare un contributo di segreteria e un contributo annuale al fine di assicurare la copertura finanziaria dei costi di funzionamento del sistema.
L’importo da versare, così come le modalità di registrazione, verrà stabilito e indicato in seguito, per ora si sa solo che verrà aggiornato ogni 3 anni e che i trasgressori saranno sanzionati per:
In attesa però di ulteriori chiarimenti, per l’anno corrente non bisogna versare alcun contributo né al SISTRI né al nuovo registro.
Chi dovrà registrarsi e utilizzare il nuovo sistema?
Al fine di consentire un maggiore controllo delle attività, le aziende occupate nel trasporto dei rifiuti possono installare sui propri camion un localizzatore gps capace di individuare, in tempo reale, la posizione esatta del mezzo.
Ciò consente sia di acquisire importanti informazioni relative al movimento dei rifiuti sia di intervenire immediatamente in caso di danni o incidenti.
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