Del 19/04/2022
Il Parlamento europeo ha modificato la Direttiva Eurobollo al fine di ridurre le emissioni di CO2 generate nel settore trasporti. La tariffazione stradale intende sollecitare la decarbonizzazione, lanciando un segnale agli autotrasportatori e ai costruttori di veicoli. Vediamo nel dettaglio quali sono le modifiche apportate alla direttiva, i veicoli interessati e il ruolo dei Paesi membri.
La Direttiva Eurobollo modifica la vecchia Direttiva 1999/62/CE sulla tariffazione degli automezzi pesanti che percorrevano le TEN-T (reti transeuropee dei trasporti).
La riforma è stata approvata dal Parlamento Ue a febbraio del 2022.
La Commissione europea aveva già presentato la proposta di revisione nel 2017, circoscrivendola al primo pacchetto sulla mobilità. Il campo di applicazione della nuova normativa si estende anche ad altri mezzi a cui i singoli Stati membri possono decidere di applicarne i diritti, ad esempio furgoni, autobus e autovetture.
Il sistema introdotto dalla Direttiva Eurobollo si basa sui chilometri effettivamente percorsi dall’autista, andando a sostituire il modello basato sul tempo. La riforma prevede norme più rigide che incentivano l’utilizzo di trasporti green, riflettendo il principio “chi inquina paga”.
I bolli di circolazione inerenti alla durata del tragitto che attualmente sono applicati ai mezzi pesanti sulla rete TEN-T saranno eliminati entro otto anni dall’entrata in vigore della direttiva. Le strade interessate sono quelle principali su cui si concentra gran parte del transito internazionale dei veicoli commerciali; sulle altre strade i Paesi Ue possono continuare ad applicare i bolli di circolazione, cioè quelli basati sulla durata.
Le modifiche apportate alla normativa intendono:
Nel caso di percorrenza su strade a bassa densità la Commissione può autorizzare una deroga all’eliminazione graduale dei bolli di circolazione.
La tariffazione stradale a tempo (vignette) sarà gradualmente eliminata; gli Stati membri hanno due anni dall’entrata in vigore del provvedimento per recepire le nuove disposizioni.
Tre anni dopo l’entrata in vigore della direttiva, i Paesi Ue devono riportare pubblicamente le informazioni relative ai pedaggi stradali e ai diritti di utenza imposti sul territorio nazionale.
L’introduzione della tariffazione stradale in Unione europea non è obbligatoria; chi sceglie di introdurla nel proprio territorio nazionale deve attenersi a quanto espressamente indicato nella normativa. L’obiettivo è garantire che l’imposizione dei pedaggi stradali non risulti discriminatoria e non generi concorrenza tra gli autotrasportatori.
I veicoli interessati dalla riforma sono gli autocarri (non solo quelli di massa complessiva superiore alle 12 tonnellate), i furgoni, gli autobus e le autovetture; vi saranno delle tariffe ridotte per i veicoli a zero o basse emissioni.
Nello specifico agli autocarri e ai veicoli commerciali leggeri saranno applicati pedaggi stradali in base alle emissioni di CO2 o alle prestazioni ambientali del mezzo; ciò al fine di spingere i conducenti ad utilizzare veicoli che siano più rispettosi dell’ambiente.
Per le autovetture vi saranno dei massimali di prezzo per i pedaggi a breve termine, mentre per i viaggiatori in transito saranno emessi dei bolli giornalieri.
I Paesi Ue possono introdurre una tassa sulla congestione stradale ed utilizzare i proventi per ottimizzare la situazione con soluzioni ad hoc, ad esempio sviluppando il settore della mobilità sostenibile.
Gli Stati membri hanno, inoltre, la possibilità di creare un sistema di tariffazione combinato rivolto ai mezzi pesanti (o alcune tipologie della categoria); ciò mediante l’associazione di due strumenti, quello basato sulle emissioni di CO2 e quello basato sulle classi EURO.
A partire dal 2026 ogni Paese dell’Ue dovrà fissare delle tariffe sui pedaggi stradali che variano in base alle emissioni di CO2 emesse dagli autocarri e dagli autobus e dovranno tener conto anche delle prestazioni ambientali dei suddetti veicoli.
Ogni Paese ha la libertà di applicare i pedaggi stradali e i diritti di utenza differenziati tra le varie categorie di veicoli, o non applicarli affatto, in quanto non sono obbligati a far pagare i veicoli che utilizzano le strade, a meno che non abbiano volontariamente applicato le disposizioni della normativa.
Il settore trasporti è una delle principali fonti di inquinamento, ecco perché L’Ue ha voluto introdurre delle norme in grado di incoraggiare tutti gli operatori ad un utilizzo più responsabile dei veicoli.
Le politiche ambientali, locali, nazionali e internazionali ricoprono un ruolo determinante nella riduzione dell’impatto ambientale derivante dal trasporto merci e persone; la mobilità sostenibile rappresenta una soluzione concreta. È in crescita, ad esempio, il numero di flotte aziendali che impiega veicoli elettrici o a basse emissioni.
La sostenibilità è un tema che riguarda tutti, dalle istituzioni, ai cittadini, alle imprese; ma non basta dichiararsi green, è necessario attuare interventi che in modo tangibile riescano a identificare come green un’azienda, contribuendo attivamente alla decarbonizzazione.
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