Del 29/08/2018
L’impiego di localizzatori richiede, da parte delle aziende, l’adozione di azioni preventive per la tutela dei dipendenti.
È quanto chiarito lo scorso 28 giugno dal Garante per la privacy, nonostante abbia definito questi strumenti estremamente utili per le imprese. Dalle indagini condotte sull’utilizzo di tali dispositivi, infatti, è emerso che esistono delle discrepanze tra informazioni raccolte e scopi aziendali, valutate talvolta eccessive per la sola azione di monitoraggio e sicurezza del parco mezzi.
Rilevare la posizione dei mezzi troppo frequentemente è ammesso soltanto se rispetta il precedente provvedimento del Garante stesso (risalente ad ottobre 2011), ossia se è indispensabile per il raggiungimento di un obiettivo legittimo; inoltre le informazioni raccolte vanno “conservate” per un periodo che non superi 365 giorni, sempre compatibilmente con fini legittimati.
Nonostante quindi una valutazione del tutto positiva sulla localizzazione, il Garante ha deciso di affrontare la questione privacy e suggerire alle compagnie di localizzazione dei piccoli, ma necessari cambiamenti.
Se da un lato i dispositivi di localizzazione mezzi consentono di quantificare, ottimizzare e redistribuire i costi del cliente, dall’altro devono permettere ai dipendenti di scegliere di disattivare la posizione geografica della flotta durante le pause dal lavoro, nel rispetto dei principi di “necessità, pertinenza e non eccedenza”.
Alle aziende che producono localizzatori GPS non viene chiesto altro: devono informare i loro clienti della possibilità di modificare il servizio, favorendo l’equilibrio tra tutela dell’impresa e della privacy degli autisti; e riconsiderare i tempi sia di rilevamento della posizione del veicolo, sia di archivio dei dati rilevati (visionabili poi sulle mappe dei percorsi compiuti.)
L’obiettivo è quello di continuare a preservare la legittimità legislativa degli strumenti di localizzazione, i cui benefici sono oramai innegabili, tutelando al contempo la riservatezza degli autisti.