Del 16/12/2019
Gli esperti interrogano fleet e mobility manager in merito all’introduzione di veicoli ibridi ed elettrici nella propria flotta aziendale.
Sebbene si sposi l’intento di ridurre le emissioni atmosferiche, le aziende italiane impegnate nel trasporto merci su strada nutrono ancora qualche riserva a riguardo.
Intanto lo Stato annuncia nuove risorse utili al rinnovo del parco circolante.
L’osservatorio sulla mobilità aziendale, Top Thousand, nei mesi scorsi ha diffuso i dati 2019 rilevati dalla ricerca annuale sullo stato delle flotte aziendali.
Uno studio frutto di interrogazioni fatte ai maggiori fleet e mobility manager del territorio nazionale ed eseguito prendendo in considerazione una flotta campione composta da circa 100 aziende provenienti da diversi settori merceologici.
“Mobilità alla spina 2019: l’auto elettrica e ibrida nelle flotte aziendali” è il nome della ricerca, che rivela quanto siano ancora restie le flotte italiane nei confronti dell’implementazione di nuovi veicoli ibridi o elettrici.
Dal 2016 al 2019 resta ferma all’87,3% la scelta di veicoli diesel e cresce l’interesse per l’ibrido passando da 0,7% a 5,5% in tre anni.
L’elettrico è visto ancora con diffidenza e ciò viene dimostrato dallo 0,5% del 2016 e dall’1,5% del 2019. In calo la scelta di veicoli GPL e metano e sono pari al 4,2% i veicoli a benzina ancora utilizzati.
Secondo quanto emerge dalla ricerca, le flotte italiane sono disposte a fare la propria parte a favore della riduzione delle emissioni atmosferiche, sostituendo i mezzi aziendali con altri più sostenibili. Molti degli intervistati dimostrano di conoscere i vantaggi che tale soluzione potrebbe arrecare alla flotta: riduzione delle emissioni (78%), libero accesso alle zone ZTL (72%), responsabilità sociale dell’azienda (69%) e risparmio dei costi di carburante (63%).
Nonostante ciò restano ancora alcune perplessità in merito a:
La mancanza di infrastrutture per la ricarica dei veicoli green nei centri urbani ha provocato l’aumento delle aziende che hanno scelto di installare dei punti di ricarica nelle proprie sedi (da 46% a 56%).
La poca conoscenza dei veicoli ibridi ed elettrici è sicuramente motivo di blocco della loro implementazione nelle flotte aziendali. Dunque, proviamo a chiarire insieme un po’ di cose.
Innanzitutto bisogna capire cosa differenzia i mezzi Full Hybrid, dai Mild Hybrid e dai PHEV (Plug-in Hybrid Electric Vehicles). Le prime sono auto che possono viaggiare anche con il solo uso dell’energia elettrica e dunque a zero emissioni.
Le mild non hanno questa facoltà perché affiancate da una parte termica, mentre le PHEV sono auto a propulsione ibrida che possono essere alimentate anche in assenza di un motore a combustione interna, grazie al collegamento wireless o cavo che ne consente l’alimentazione con fonti energetiche esterne.
Altro dubbio diffuso tra i gestori di flotte aziendali riguarda la revisione.
Come funziona per i veicoli ibridi ed elettrici?
In realtà cambia veramente poco, in quanto il controllo tecnico a cui vengono sottoposti questi mezzi riguarda gli stessi punti previsti per i consueti veicoli a motore termico.
Cambia la durata della revisione perché diminuiscono i test da svolgere e per i veicoli ibridi sarà possibile calcolare anche il grado di inquinamento del veicolo scollegando temporaneamente il motore termico dalla fonte di alimentazione alternativa.
Nessuna variazione circa la periodicità della revisione: va fatta ogni 4 anni dalla prima immatricolazione ed ogni 2 anni per le successive.
A fine revisione bisogna acquisire il certificato di revisione, obbligatorio dal 1° aprile 2019.
Il certificato di revisione è stato introdotto nell’anno corrente e viene redatto dalla Motorizzazione, dall’ACI e dai centri di revisione autorizzati.
Al suo interno devono essere precisati i seguenti dati:
L’articolo 53 del Decreto Legge 124/2019, pubblicato in ottobre, annuncia nuove risorse economiche messe a disposizione dallo Stato a favore degli investimenti per il rinnovo del parco circolante. Questa misura, come precisato dal 1° comma, è volta ad accrescere la sicurezza stradale del trasporto su strada e ridurre gli effetti climalteranti derivati dal trasporto merci su strada.
Il contributo riconosciuto è pari a 12,9 milioni, sia per l’anno 2019 che per il 2020, da destinare al finanziamento di investimenti previsti dalla flotta dalla data di entrata in vigore del decreto fino al 30 settembre 2020.
Le risorse sono destinate alle imprese attive sul territorio nazionale iscritte al R. E. N. (Registro Elettronico Nazionale) e all’albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto terzi. Le stesse potranno utilizzare questo contributo per rottamare o radiare i veicoli ammessi, ossia:
Il contributo finanziato non è cumulabile con altre agevolazioni previste dalla normativa corrente per la stessa tipologia di investimenti. Inoltre, lo stesso varia da 2mila a 20mila euro per ogni veicolo; quest’ultimo sottoposto ad ulteriore distinzione in base alla massa complessiva e al tipo di alimentazione.
Per conoscere le modalità, i termini di presentazione della domanda, i criteri di valutazione e il contributo massimo riconoscibile bisogna fare affidamento al decreto ministeriale in pubblicazione.
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